martedì 22 dicembre 2015

Musulmani salvano cristiani da un attacco terroristico di Al Shabaab

Sul Corriere della Sera di oggi, 22 dicembre 2015, è apparsa una notizia davvero degna di nota.
In Kenya un pullman di linea è stato fermato da un gruppo di uomini armati, appartenenti ad "Al Shabaab" fazione affiliata ad Al Qaeda, ed i passeggeri sono stati costretti a scendere, per poi essere divisi fra cristiani e musulmani. Questi ultimi avrebbero potuto proseguire incolumi, gli altri sarebbero stati uccisi sul posto. E' già successo, purtroppo.
Ma questa volta le cose sono andate diversamente: i musulmani si sono mescolati ai cristiani, ad alcuni di loro hanno ceduto abiti per rendersi meno individuabili, ed hanno risposto "No! O andiamo via tutti, o moriamo tutti!".
Risultato: i terroristi sono stati costretti a fuggire, temendo il sopraggiungere delle forze dell'ordine, lasciando i passeggeri incolumi.
Ecco, mi pare che questa sia una bella "notizia di Natale", da raccontare nel momento dell'anno in cui i cristiani celebrano la nascita di Gesù e, più in generale, l'avvento sulla terra della pace e della luce della conoscenza.
A ben guardare, però, questo avvenimento può dirci ancora di più.
Viviamo un tempo in cui il cinismo appare essere una strategia vincente. Ognuno per sé, arraffi più che può, con violenza, o violando la legge. E per chi non lo fa c'è solo un compatimento da "povero fesso".
Il coraggio, ma soprattutto la mutua e reciproca difesa di quei kenioti, però, ci fanno capire come valori collettivi, leggi ed ideali siano non solo ancora perfettamente vivi, nei cuori degli uomini, ma magnificamente in grado di "vincere" sulla stupida violenza e sulla cieca ingordigia.
Di più, ci fanno comprendere che con quei valori si vive, mentre con tutti gli altri disvalori si muore, subito o in un secondo momento, individualmente o collettivamente, non importa. Ma si muore.

Buon Natale a tutti voi.

martedì 17 novembre 2015

Io c'ero...

... Quel giorno lì, quello in cui il buio è diventato notte invincibile nonostante le sfolgoranti luci di una Ville Lumière bellissima e smarrita.

Ero lì, fra quelle strade, insinuate da un freddo vento novembrino, con le prime foglie dorate a pavimentare i marciapiedi, ed i passanti a stringersi nelle giacche ancora troppo leggere o a ristorarsi nei bistrò, per non sentire l’inverno alle porte, per non sentire la paura alle porte.

Ero lì, quando ho visto sfrecciare a pochi passi da me un’auto nera, a fari spenti, con le ruote urlanti. Magari erano loro, magari no, non lo saprò mai. Ma a poca distanza, uomini e donne già erano bambole di pezza in un tiro al piattello allucinato ed imbecille, erano visi da esplodere a bruciapelo, erano quarti di bestie da offrire in gloria ad un Dio inorridito, mille volte ucciso dall’incredibile, infinita, inspiegabile stupidità dei suoi figli.

Ero lì, cercando rifugio nel Metrò, assordato da sirene, urla e messaggi recitati da altoparlanti gentili ma incomprensibili, di un idioma dolce e musicale ma per me sconosciuto, tenendo per mano mia moglie, guardandola negli occhi per sussurrarci senza parole che avremmo potuto non tornare, che la nostra cucciola avrebbe potuto restare da sola, lontana, senza nemmeno sapere il perchè... così come senza perchè altri cuccioli in quel momento restavano straziati, su un pavimento freddo, distante, troppo distante maledizione!, dal calore delle loro famiglie.

Sono stato lì, siamo stati lì, nelle ore seguenti, in cui una città si è chiusa, spegnendo le luci, chiudendo i portoni, lasciando per strada solo soldati in assetto di guerra e formazione tattica a camminare nel vento, mentre i pochi passanti, addossati a muri incrostati da scritte e graffiti metropolitani, tentavano di essere loro stessi pietre, strada, catrame.

Siamo stati lì, cercando del cibo che ci scaldasse in quelle ore d’angoscia, a litigarci l’ingresso. Entro io, tu sei più importante... se succede qualcosa nostra figlia ha bisogno di te; no, lo sei tu, vado io. Non eroismo ma rassegnata accettazione di un rischio incombente, grave, impossibile da determinare.

Ed ancora siamo stati lì quando, il giorno del giorno dopo, la rabbia per una violenza inumana ha spalancato i portoni, sfondato transenne, riversato uomini e donne in strada, col desiderio di non essere vivi già morti, ma di testimoniare col sangue e la carne che la vita dev’essere libera, che la gioia, la tenerezza, l’amore, devono vincere sul sangue e sulle membra squartate. Terrorizzati ma coraggiosi, tutti per strada, al sole, perchè è meglio piangere pallidi, camminando tremanti ma a testa alta che rintanati al sicuro, sconfitti dalla paura e dalla vergogna.

Ora... ora sono qui, fra le mura protette di casa.

Ma il mio cuore è ancora in quella città, fra quelle strade, con quelle persone, fratelli e sorelle di sangue e dolore e terrore. 

Da oggi io sono parigino, je suis parisienne, io sono chiunque sia offeso, usato, minacciato, ucciso, e voglio urlarlo nonostante la mia umanissima paura, perchè nessuno mai potrà riuscire a farmi essere come non voglio, a farmi odiare, a farmi rinunciare, a farmi nascondere. Mai.

venerdì 18 settembre 2015

The Interview. Ovvero: i fessi siete voi!!!

Pubblico il testo di una intervista che ho trovato trascritta su un foglio all'interno di una bottiglia che galleggiava nella fontana davanti al Tribunale.
Non so bene chi ne sia l'autore o i protagonisti, ma confido nel fatto che voi lettori sappiate perfettamente riconoscerli...



(Il mio giornale mi ha incaricato di intervistare l'avvocato Xxxxx Yyyyy, noto principe del Foro e giovane politico sulla cresta dell'onda. Questa è la trascrizione dell'incontro avvenuto nel cortile del Tribunale...)

Ciao Caro!!! Il tuo Direttore, carissimo amico mio, mi ha pregato di rilasciarti una intervista. Mi ha detto che stai facendo pratica e che sei una promessa del giornalismo...
Allora dai, cominciamo che non ho tanto tempo!

Faccio l'avvocato. Perché? oh bella! per far soldi, e perchè sennò?

Ho un grosso studio in centro, tutto legno e marmo, di rappresentanza. E' importante, colpire la fantasia di chi viene. E poi così giustifico anche le parcelle alte...

Quando vado? Beh in effetti poco. Giusto per ricevere qualche cliente che ha denari, così gli do la sensazione di essere io a seguire la sua causa e posso spremerlo per bene.
Ahahah! Ma pensa!!! Quelli credono che io stia ad andare su e giù per il tribunale per i fatti loro!!! Ahahah!!!

Com'è ovvio, per la maggior parte ci pensano i miei collaboratori.
Come dici? Quanto mi costano?
Ma daiiii!! io non li pago un centesimo!!! Ma quando mai si è visto!!!
Del resto scusa, quando vogliono studiare non si vanno a pagare un corso? embè... io gli do la possibilità di fare pratica, di correre, di vedere gente... dovrebbero essere loro a pagare me!

Comunque io ho altro da fare. Sono impegnato in politica capisci, ci sono riunioni, incontri...
Nooo, non in quel partito lì! Ma noooo nemmeno in quell'altro!!! Troppo grandi!
Meglio quelli piccoli, quelli che possono diventare aghi della bilancia quando ci sono da deliberare appalti o questioni del genere! Così il tuo voto vale qualcosa e diventa soldi, o potere.

E' così che vanno le cose, ed io mi adatto, c'è poco da fare filosofia.
E poi devo pensare alla mia famiglia.
Ho messo su una bella casa qui, in collina, poi quella in montagna, sai per sciare.
Mica i miei figli potevano non sciare, che figura avrebbero fatto con i compagni...
E la barca? Ci voglion soldi per quella! Chi la sente mia moglie se non si può fare quei due mesi con le amiche a mare...
Io prendo due piccioni con una fava: lei gironzola facendo la signora ed io... (mi fa l'occhiolino) ... dai, siamo uomini.... (ridacchia soddisfatto)...

Tutto sommato io mi impegno per loro, si può dire che io sia un uomo all'antica... sono anche un uomo di giustizia! Ma certo!!!

Vedi, mi occupo di separazioni e divorzi.

Quando un cliente viene da me io mi impegno a tutelare i suoi interessi!
Non sono mica uno di quelli che predicano mediazioni, conciliazioni... ma scherziamo!
Quelli sono dei poveri derelitti... sfigati che fanno la fame!
Li vedo che si trascinano in tribunale tutti sudati e male in arnese, coi loro corsi, coi loro master di mediazione del conflitto, pieni di belle teorie... ma tu capisci? Pensano sia possibile divorziare in pace? Ma sono matti?
Per questo fanno la fame: non hanno capito che la gente vuole il sangue, vuole fare male... non vuole accordi.

Come dici? Ma così si dissanguano? Si rovinano la vita con cause che durano 20 anni?
Ma certo!!! E' proprio quello il bello!!!

Il divorzio è una guerra!!! E l'altro deve morire!! Deve cacciare fino all'ultima lira e se non lo fa... giù con denunzie, calunnie, ricatti... va tutto bene!

I figli? Ma che importa, capiranno, se ne faranno una ragione... non sono loro che mi pagano.
Se non se ne interessa il genitore, che vuoi che importi a me?

Sai cosa mi diceva un collega che mi ha insegnato la professione? Un avvocato è come un juke-box: il cliente mette la monetina e l'avvocato parla.

Così deve essere, non è compito mio preoccuparmi del bene o del male, non sono io che devo consigliare il cliente.
Anzi, se proprio devo, lo stuzzico, lo invoglio ed incoraggio a pretendere i suoi diritti, tutti fino all'ultimo! Con ogni mezzo. In fondo il sistema me lo consente, ed io lo faccio.
E loro sono contenti. Li spoglio, li aizzo, li sfrutto. E loro sono contenti.

Credimi: se non lo facessi, se proponessi loro vie mediate, meno violente, se ne andrebbero. Cercherebbero uno più bastardo di me.

Del resto, vuoi mettere la soddisfazione di vedere ridotto sul lastrico il marito che ha osato lasciarti? Le mogli sono in preda all'odio e pagano, hai voglia se pagano... e pure i mariti, quando le cose sono al contrario.

La verità è che è l'odio, caro mio, è l'odio il motore dei soldi, non l'amore.
E' colpa mia se il mondo gira così?
Io mi limito ad essere un meccanismo, ed a trarne il giusto profitto.

I fessi, amico mio, sono loro... non certo io.
Sono loro che si rovinano la vita, sono loro che distruggono i figli, sono loro che si svenano in guerre idiote... sono loro i fessi, ed io ne godo!

Se i clienti mi chiedono la guerra io la guerra gli do, la più grossa possibile, perché chi muore sono loro, ma chi ci guadagna sono io. Ed a me va benissimo così. Oh si che mi va bene!

Ora scusa, ma devo andare. E' tardissimo, ho una riunione col vice commissario alle opere pubbliche di quel paese... c'è una gara da far "vincere", sai com'è...
Ciao, stammi bene!!

(mi saluta, e sgomma via col suo scooterone e la sua abbronzatura. Io rimango qui, col taccuino in mano e la birra finita...)